Vertebre d’Inchiostro

Questo corpo in rovina

il tintinnio delle sue ombre

che come lacrime

santificano le passioni affamate

e ancora-

la carezza nera dei giorni incrinati

rotti sopra gli specchi

di volti conosciuti e dimenticati

e mani che si chiudono

in segno di promessa –

o preghiera?

Non importa che suono abbia

la voce di chi mi sta affianco

è qui il mio capitolare,

giungere al punto

premere e sanguinare

come chi osa portar nel petto

il nulla sferzante.

Poesia Atroce

Ecco quel che resta
mio adorato tu che mi bevi
dal nero di mezzanotte
con i corvi fuori
nel canto di martirio
a consumare poi l’Amore.

Farsi incorporei
come gli amanti che venano aria
per ricomporre il mondo
mentre tagli una costola
dal mio corpo
io disegno addi sulle tue vene

Perduti, sparsi, genuflessi
nell’oracolo delle stelle
il tempo va in fiamme
due creature di nebbia
i nostri cuori.

Noi superstiti
che andiamo di sogno in sogno
sprofondiamo attraverso brandelli
di poesia e guerra
verso un’altra ri-nascita.

[…]

Urgente è per me la parola, come lo è il recinto per un animale braccato. Infestata ho l’anima, dalla Poesia che non so esprimere e laddove il tormento si fa carne, un sussulto apre i fianchi di piacere.
Potessi, colerei inchiostro livido di vita da ogni anfratto.

Fantasmi e vento,
un poema osceno questo mio petto.

Di Harem e Altari

La guerra

di questo corpo nell’anatomia

della sua malinconia,

soli e tramonti che lenti sfilano

fra i seni umidi

mentre spuntano farfalle

fra le cosce in rovina.

Tragico e lacerante

un inno alla pietà, il suo piacere

un’oscuro cantico

di lune confuse e gridi blasfemi

il profondo singhiozzo del suo dolore.

Un uomo

sopra di esso

a farne battaglia e suonar campane

d’amore o -morte?

come un mostro spianato

a contar i rivoli delle sue agonie

Ahimè

un funebre fiume questo mio cuor dannato

un pazzo che crudele si tortura

per un desiderio, che mai vedrà.

Follie a duex

Le tue mani a segnare perimetri

tra depravazione e amore

territori familiari le tue labbra

che riportano i miei tormenti

~ come figli perduti

sempre dentro, i loro recinti

perché un’antica Roma sopravvive

nel tuo petto e una candida neve

insemina le mie vene

fin dal primo vagito,

[due cieli in pendenza le nostre vite

un’abominevole favola i nostri sguardi]

e nuda come una sposa

io giaccio sopra l’altare

di questa reverenza

strappando gli occhi di una Dea

per donarti l’inebriante odore

della mia morbida carne

..

Fioritura e recisione

questo tuo disarmarmi.

~ Una Poesia Incompresa

Senza ritegno,
~imponente
così io sto dinanzi
al mio ruolo di Figlia
che mi pretende
– invece
mansueta e docile
quasi genuflessa
a pregar la ferita Madre
da cui le mie ossa traggono linfa
ma che non conosce
nonostante indossassimo
la stessa carne
l’ombra di cui son gravida
e il sangue amaro
che fiotta da questi seni
che come latte ha nutrito
le mie falene inferocite

Il grembo suo
mi ha reso femmina
il dolore del mio sacrificio
mi ha reso Donna
pertanto ora
io batto pugno
e segno a fuoco
la dogana cardinale
di cio che è mio
e tale deve morire.

A come [quasi] Amore

Bruciano i pensieri
vivi –
scalpitando sotto
le fruste dell’amore
lasciando impronte
di sangue e lacrime
nella candida neve
dei miei pentimenti

Un cavaliere stanco
questo mio corpo
un testamento di ombre
queste mie mani.

Attendo la resurrezione
come un assetato che
beve alla fonte e nel mentre
stringo il mio petto
con spine d’acciaio

la paura battezza
la carne
ed io spiro lenta
l’odore di Te.

Sehnsucht

Che mi si conceda
il lusso dell’amore
la ferita dello strappo
il sangue del dolore.

Che mi si faccia abdicare
da ogni demone
che insemina questo
anarchico cuore
e che di ogni nostalgia
io ne possa innalzare
il bicchiere della maledizione.

Che mi si conceda Iddio
oltre la guerra dei corpi
il campo elisio di due pupille
della mia stessa
dilatazione.