Di Harem e Altari

La guerra

di questo corpo nell’anatomia

della sua malinconia,

soli e tramonti che lenti sfilano

fra i seni umidi

mentre spuntano farfalle

fra le cosce in rovina.

Tragico e lacerante

un inno alla pietà, il suo piacere

un’oscuro cantico

di lune confuse e gridi blasfemi

il profondo singhiozzo del suo dolore.

Un uomo

sopra di esso

a farne battaglia e suonar campane

d’amore o -morte?

come un mostro spianato

a contar i rivoli delle sue agonie

Ahimè

un funebre fiume questo mio cuor dannato

un pazzo che crudele si tortura

per un desiderio, che mai vedrà.

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